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7 idee per fartela-da-te: la libreria di cartone

7 Gen

Da quando ho scritto il post sul come farsi una libreria con le cassette di frutta medito di mettere insieme qualche idea su un altro tipo di librerie low cost ma chic, quelle fatte di cartone. E finalmente ce l’ho fatta. Pronti?

Iniziamo con qualcosa di semplicissimo: gli scatoloni impilati. E’ di sicuro la soluzione base, ma attenzione al dettaglio dei nastri colorati che tengono insieme tutta la struttura – e al fatto che anche gli scatoloni stessi possono essere colorati, o che si può giocare con le scritte se ne hanno (via Mr Royal Ecologia).

mr-royal-ecologia

Aggiungere un po’ di decorazioni è semplice, come in questa libreria di cartone con cornice. Si tratta di una semplice struttura di scatoloni impilati e fissati, con l’aggiunta di un bordo esterno decorato. Potete farla dello stile che preferite, e sperimentare con collage e decoupage, anche all’interno degli scomparti (via Misstampa: nel caso siate pigri potete anche comprarla online, alla modica cifra di 300 euro).

miss stampa

L’alce e l’orsacchiotto: ora che avete capito come aggiungere cornici a una base di scatoloni impilati costruire un intero zoo per la stanza dei pupi è facilissimo. Non limitatevi agli animali del bosco: io vorrei tanto una libreria pinguina! (via jdorganizer)jdorganizer

Rimanendo in tema animali, perché non provarli anche doppi? Qui la difficoltà aumenta, ma immaginate come sarebbe bella una stanzetta popolata da un piccolo gregge di pecorelle lettrici. (via Karton Group: le librerie-pecore sono in vendita e pure abbordabili.)

karton libreria pecora

Riprendiamo lo scatolotto con cornice e proviamo a appenderlo! Bello, eh? Costo bassissimo – e sul sito di hackaday c’è pure il videotutorial.

hackaday

Infine, la più difficile (ma anche la più coreografica!) di tutte: la libreria circolare da parete. Pare che servano solo un paio di serate di lavoro e credo che appesa possa dare grandi soddifazioni. Anche qui un videotutorial vi viene in aiuto e poi, insomma: avete quasi 360 di giorni per farne un magnifico regalo di Natale! (via instructables)

instructables

Infine, se vi siete piantati tra la colla a caldo e la vernice acrilica, non preoccupatevi: potete consolarvi con questa mini-libreria montabile, utile anche da tenere sulla scrivania dell’ufficio per sentirsi un po’ più a casa. E per giocare con le miniature di D&D o con le Barbie intellettuali dei pupi, naturalmente. (Su d4d6d8d10d12d20 – dove potete scaricare il template stampabile.)

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Cose da fare nei weekend di pioggia: la libreria con le cassette di frutta

19 Mag

Coco Chanel diceva che non si è mai abbastanza ricchi né abbastanza magri, io aggiungo che non si hanno mai abbastanza librerie.

I libri, strane e pericolose creature, sembrano riprodursi alla velocità della luce appena si volta lo sguardo e nel giro di un battibaleno quella che era una tranquilla tanetta ordinata si trasforma in un bazar delirante, con fumetti che tendono perigliosi agguati dalle mensole alte del bagno e volumi di pittura incuneati tra piatti fondi e piatti piani. L’unica soluzione, ahimé, è controbattere il regno caotico dei libri cercando di tenere il ritmo con le librerie.

Tuttavia, una volta vagliato e a tratti comprato tutto il catalogo Ikea, può nascere il bisogno di una soluzione più originale e ecologica. Con le cassette di frutta!

tracy and michelle, the selby

Va detto subito: la libreria con le cassette di frutta può essere molto chic o molto cheap a seconda dei risultati ottenuti. Alcune regole d’oro per far rimanere gli ospiti a bocca aperta (e i libri al loro posto).

1. Scegliere. Le cassette di frutta non sono tutte uguali. Prendete quelle con i bordi più alti perché è lì che si appoggeranno i libri. Verificate inoltre che siano resistenti: le cassette trovate nella cantina di nonna, di quel bel griginoverdemuffa che fa così trendy, saranno anche vintage ma potrebbero sbriciolarvisi in mano.

2. Pulire & trattare. Non le vorrete mica usare così, vero?  Spazzolatele bene per eliminare sporco e polvere e poi scartavetratele a mano, per evitare schegge presenti e future.

20mq

 3. Colorare! A meno che il loro colore non sia già molto, molto bello le cassette migliorano se dipinte. Potete farlo con il pennello e i colori a olio ma gli spray sono sicuramente la soluzione più veloce. Nel caso scegliate di lasciarle del colore originale, passate comunque una mano di impregnante: proteggerà il legno stesso e i libri.

3b. Rivestire. La vera alternativa al colorare. Nel caso abbiate pareti bianche e tanta Santa Pazienza potete rivestire le cassette con carta da parati, carta da regalo o imballaggio o con un collage di ritagli di giornale. Potrebbe anche essere un buon modo per riutilizzare tutti quei fumetti! La mia vecchia libreria di cassette di frutta, di cui purtroppo non permangono foto per i posteri, era rivestita con ritratti seicentesci e illustrazioni contemporanee (insieme) e mi ha servito fedelmente per vari anni.

Fill The Box

4. Fissare. Le cassette di frutta non sono state pensate per reggere pesi sui bordi, quindi è importante fissarle bene tra loro e al muro. Nel caso notiate alcuni spigoli particolarmente deboli può essere opportuno aggiungere un rinforzo.

5. Guardare e non toccare. Dal momento in cui sarà piena di libri la vostra libreria diventerà più stabile, grazie al peso dei volumi stessi. Tuttavia, a meno che non abbiate fatto davvero un ottimo lavoro nel rinforzare le singole cassette e nel fissare tutto al muro, può rimanere un po’ più debole di altre. Il mio consiglio è di usarla come libreria di rappresentanza, in cui arrangiare i libri che non consultate spessissimo.

Peter Marigold

Infine, un grande vantaggio: quando traslocherete basterà smontarla e avrete già le cassette per riporre i libri. E poi rimontarla.

Non può andare peggio che con la Billy, no?

***

Ancora più indie? Prova anche a farti-da-te la libreria di cartone

 

Cose da fare nei weekend di pioggia: la libreria cromatica

5 Mag

Ci impiegherete un intero pomeriggio. Dividerete trilogie e separarete i sette volumi de La Recherche. Scoprirete che il blu-cartazucchero-molto-chiaro no, non sta bene con nulla. Maledirete gli oscar Mondadori per avere tutti il dorso giallo, ma di gialli lievemente diversi. Bisticcerete sul grado di saturazione dell’arancio. Sarete disposti a uscire in tuta per comprare quattro libri con la copertina verde. Mischierete inglese e tedesco, semiotica e fantasy. Direte un sacco di No, No, e Più a Sinistra. Userete libri in prestito, sapendo che i legittimi proprietari non li vedranno mai più (Claudia, sì, ti devo una Bender). Ma, alla fine, ce l’avrete. La libreria cromatica.

Oltre al nostro agognato trofeo, altre due idee. Prima di tutto, la classificazione cromatica può essere molto divertente nelle librerie per ragazzi (Erica Lynn su Pinterest):

E poi, perché non provarla in verticale? (String furniture)

Cosa aspettate? Tanto piove anche domani, eh.

Anna Karenina (e il film sotto un treno)

20 Mar

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Capiamoci da subito sul genere: se ci sono film che io adoro a priori sono quelli in costume d’epoca e basati su romanzoni otto-novecenteschi. In presenza di questi due elementi (la crinolina e l’origine libresca) il film può pure essere pessimo, la recitazione iperbolica, la trama deturpata, la regia stile Gli occhi del cuore: e io comunque me lo godo infinitamente piangendo come un cucciolo di panda sul divano, abbracciata a un cuscino Ikea.

O almeno così credevo. Perché il nuovo adattamento di Anna Karenina ha fatto crollare tutte le mie certezze.

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Capiamoci anche su Anna Karenina (il romanzo). L’ho adorato per la prima volta a diciannove anni e continuo a venerarlo nella memoria e a coccolarmelo in libreria. Anna per me è rimasta una delle figure femminili più belle di cui abbia mai letto, al punto che neppure Nataša di Guerra e pace l’ha superata – e dire che la lotta era dura.  Insomma, Anna Karenina è per me da sempre uno dei prototipi del romanzo ideale: appassionante, denso di emozioni e molto, molto lungo.

Il film, invece. Al film sarebbe bastato un adattamento semplice e medio-mediocre (e un Vronsky diverso da Aaron Taylor-Johnson, che è banalmente non credibile) per sfondare. E invece Joe Wright ne ha voluto fare un film brutto.

La finzione teatrale di sipari e dietro-le-quinte, simpatica da raccontare in una recensione, semplicemente non convince nel momento in cui la si vede sullo schermo: l’incanto della Russia di fine ‘800 è continuamente interrotto dalla perplessità per la messa in scena della messa in scena, che rimane tuttavia fine a se stessa.

anna karenina movie (2)

La psicologia dei personaggi, fondamentale nell’opera di Tolstoj, si riduce fin quasi ad annullarsi, al punto che i bellissimi Levin e Kitty vengono abbassati a comparse un po’ goffe.

Infine, tutta l’estetica da musical risulta completamente fuori luogo.

Anna Karenina Knightley

Che dire, alla fine di questo ritratto un po’ sconfortante? Consolatevi con le foto del film, perché i costumi, loro sì, sono davvero molto belli.

E rileggete il romanzo, ovviamente.

Libri & Londra, cinque suggerimenti (e un sito prezioso)

11 Feb

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Sì, Londra mi è ri-piaciuta tantissimo. In due giorni e mezzo ho collezionato una dozzina di idee e suggerimenti diversi. Qui sotto i cinque luoghi che sono stati, letteralmente, i più inspirational.

5. Il Waterstones di Trafalgar Square. “Ma è una libreria!”, vi sento già borbottare indignati. Certo, ma se anche voi foste cresciuti in un paesino di mille abitanti, in cui la libreria più vicina è a 30km e il sabato mette fuori i numerini per fare la fila come i macellai (il che la racconta anche lunga su una certa Emilia, en passant), potreste capire i miei occhi sgranati. Tuttavia non c’è bisogno di essere cresciuti in certe condizioni paleolitiche per adorare Waterstones. E’ enorme, i libri sono catalogati con cura e sembra di stare in un salotto (ci sono pure le poltrone!). E’ elegante e serena. Entrate e perdetevi, qui vale il concetto di slow books.

peter pan london

4. La statua di Peter Pan ai Kensington Gardens. Vi sembra facile realizzare una statua che i bambini adorino, saltandole intorno e giocando con i coniglietti di bronzo della base? Beh, eccola qui – creata da George Frampton e posata nel 1912. Fashionistas, non state impazzendo per il colletto alla Peter Pan, appunto?

Concedetevi una pausa lettura sotto il suo sguardo benevolo. Nel caso vi serva una merenda di rinforzo passate prima dalle famose food hall di Harrods – e al punto tre di questa lista.

3. La Reading Room di Harrods. La sezione bambini del celebre store è stata ristrutturata a luglio del 2012 e ora ospita una Reading Room per i più piccoli, con una buona scelta di libri illustrati e non per bambini e ragazzi. Come da tradizione Harrods l’ambiente è curatissimo e vale sicuramente la pena di dare almeno una sbirciatina. Per gli adulti, invece, la sezione libri è principalmente incentrata su libri d’arte e grandi cartonati in formato lussuoso: una buona occasione per guardare (e toccare) volumi di non facile reperibilità.

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2. Un musical, mon Dieu! Il West End di Londra è ricchissimo in teatri e la febbre da musical è palpabile. Noi abbiamo visto Les Misérables al Queen’s Theatre e, due settimane dopo, ne stiamo ancora cantando i brani principali sotto la doccia (e non solo). Il musical ispirato al romanzo di Hugo viene messo in scena ininterrottamente da 27 anni e vale assolutamente le 10 sterline del biglietto da posto in piedi – che è il solo che rimane se, come noi, non avete l’accortezza di prenotare prima. Per un pubblico più giovane, molto consigliato è anche il famosissimo The Lion King.

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1. Tate Modern.  Alla Tate potete stare tutto il giorno. Un po’ perché c’è un bookshop splendido e vastissimo, con una selezione di libri d’arte e illustrati davvero impressionante. Ma soprattutto perché ci sono sei piani di esposizioni permanenti (gratuite), visite guidate (sempre gratuite), attività per bambini e conferenze per adulti (gratuite, gratuite), tavolette grafiche a disposizione per disegnare (gratuite) e una bella caffetteria con vista sul fiume (a prezzi popolari). Insomma, la Tate è letteralemente il paese dei balocchi, con un calendario fittissimo. Fatene tesoro.

E se proprio non state progettando una gita a Londra ora, fatevi un giro sul suo ricco, con tante attività online: sempre gratis, ovviamente.

Gli incipit straordinari de “La ragazza con la gonna in fiamme”

4 Dic

Ecco, se dovessi fare un paragone azzardato, il romanzo è una storia d’amore, il racconto è la passione di una notte.

Scrive così Niccolò Ammaniti in quarta di copertina del suo ultimo Il momento è delicato – una raccolta di racconti che non ho ancora letto ma gira per casa da un po’. Una frase che mi ha fatto rimuginare e anche un po’ sorridere sul fatto che allora, davvero, sono un tipo da storie d’amore lunghe (non entro nei dettagli delle passioncelle sedicenni ma diciamo che ho fatto due tesi sulla Recherche).

Con questo non voglio dire che i racconti non mi piacciano a priori, anzi: ma mi affeziono alle storie, e più una storia è bella e più vorrei che durasse. Due esempi? La frustrazione infinita del magistrale Se una notte d’inverno un viaggiatore e la goduria da pomeriggi interi sul divano con Guerra e pace.

Questa settimana, tuttavia, le passioni di una notte sono state particolarmente soddisfacenti, soprattutto per l’alternanza tra La ragazza con la gonna in fiamme di Aimee Bender e Manuale per ragazze di successo di Paolo Cognetti. Su Cognetti tornerò, credo (l’ho finito, sta sedimentando).

Sulla Bender, invece, ho poco da dire: tranne che i racconti hanno un ritmo terrificante, vanno giù come noccioline e sono una pugnalata dopo l’altra. Una dimostrazione? Godetevi i suoi incipit:

ragazza gonna fiamme

Non ce n’è nessuno che vi ispira, che vi attrae, che vi aggancia? Non ci credo.

***

Altri post su Aimee Bender: Un segno invisibile e mio + L’inconfondibile tristezza della torta al limone + incontro alla libreria Centofiori di Milano. La Bender è forse una delle autrici su cui ad ora ho scritto di più (insieme alla Egan, forse). Le considero entrambe un ottimo consiglio di lettura, o un’ottima idea regalo/scoperta. 

Intervista a Lucia Biagi, tra fumetti autoprodotti e pupazzi homemade – con regalo!

30 Nov

Ho conosciuto Lucia Biagi, o Whenaworld, tramite i suoi cactus all’uncinetto, che mi hanno letteralmente conquistata al Lucca Comics di due anni fa. Da lì ho comprato quasi tutto quello che c’era di suo disposizione (a prezzi politicissimi, devo dirlo, si parla di 2-3 euro al pezzo), innamorandomi dei suoi fumetti autoprodotti e dei suoi pupazzi.

Venite con me a fare due passi nel mondo di Whena: c’è una sorpresa (o forse tre) per chi arriva fino in fondo. 

Qual è stato il tuo incontro con l’arte?

Più che con l’arte in generale il mio grande incontro è stato con il fumetto.
Ho iniziato a leggere manga quando avevo 12 anni e non ho mai più smesso.
Ho sentito subito che il fumetto era il mezzo artistico che mi calzava meglio, per me è l’equilibrio perfetto fra narrazione e immagini che lascia la possibilità all’immaginario di viaggiare liberamente.
Con il tempo ho imparato ad apprezzare anche autori americani ed europei che sono più vicini alla nostra cultura visiva ma il mio amore per il Giappone non è mai finito.
Sono affascinata da tutto quello che puo’ offrire, la tradizione, la tecnologia, la cucina, il loro gusto grafico e i secoli che hanno impegnato a sviluppare ed estendere il fumetto oltre ogni limite. E non dimentichiamoci tutto il loro mondo kawaii!
Oltre che ai fumetti ho anche avuto una parentesi di passione per il writing e la street art che è però rimasta tale…

Tu sei laureata in ingegneria informatica. Quando hai iniziato a disegnare e quando hai capito che volevi cambiare mestiere?

Ho iniziato a disegnare quando ero alle medie ma l’ho sempre considerato un hobby. E’ stata proprio ingegneria a farmi capire che volevo che diventasse qualcosa di più e questo forse è l’unico merito che posso riconoscerle!
Quando ero al secondo anno ero così esasperata che mi sono iscritta per un semestre ad un corso di fumetto privato a Bologna.
E’ stato l’unico studio “artistico” che ho fatto ma mi ha aperto una finestra su un mondo che non conoscevo. Ho cominciato a disegnare in maniera più organizzata e dedita da allora.

Oltre ai tuoi fumetti crei oggetti e pupazzi. Come si parlano queste attività? E come hai imparato a lavorare con maglia e uncinetto?

Anche in questo caso sono totalmente un autodidatta, ho iniziato 7-8 anni fa con il panno e cucivo soltanto a mano.
Amo molto il mondo del diy e apprezzo il valore di un oggeto unico fatto a mano.
E il piacere di avere miei personaggi in carne ed ossa, anzi in stoffa e imbottitura, era impagabile.
Soltanto in un caso è successo il contrario, dai pupazzi ai fumetti.
Ho cucito dei pupazzi, “Gli elegantissimi”, che sono fondamentalmente animali antropomorfi ben vestiti, e gli ho comprato mobili e suppellettili vari per piazzarli in set fotografici come si deve.
Pian piano hanno acquisito carattere e mi sono ritrovata ad usarli come personaggi in un sacco di storie a fumetti…
Poi mi sono accaparrata la macchina da cucire di mia sorella per borse e altri oggetti più semplici. E per completare il tutto ho imparato l’uncinetto alla giapponese (amigurumi).
Sono diventata un artigiano di tutto rispetto, eheh.

Alcune delle tue opere sono autoprodotte, Che differenze trovi tra i circuiti dell’autoproduzione e l’editoria più tradizionale?

Le differenze sono evidenti, se ti autoproduci hai la libertà ed il controllo totale sul tuo prodotto. Sei responsabile di tutto il processo che porta dalle tavole disegnate al libro vero e proprio: il lettering, la stampa, la promozione e la distribuzione che spesso ti permettono un contatto diretto con le persone a cui arrivano i tuoi albi. Autoprodurmi all’inizio è stata un esigenza ma mi sono resa conto che mi ha permesso di imparare molto e di confrontarmi con diverse problematiche.
L’editoria ti porta sicuramente ad una scala più ampia di pubblico e, alcune volte, ad una sensazione di realizzazione più completa.
Trovo sbagliato credere che l’autoproduzione sia solo un passaggio per arrivare alla pubblicazione.
Insieme ad altre realtà da un paio di anni produciamo Amenità, un’ antologia a tema e siamo in espansione, insomma non uscirò mai dal mondo dell’autoproduzione…

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Gestisco una libreria di fumetti a Torino quindi la mia fonte di ispirazione è vastissima, ho materiale da consultare praticamente infinito. In realtà i più grandi stimoli però mi vengono forniti dalle persone con cui sono in contatto, quando ero a Pisa bastava una chiacchierata muniti di estathe con Tuono Pettinato e Giulia Sagramola per sentirmi incoraggiata e ispirata!
Adesso a Torino con Amenità ho un gruppetto equivalente di fumettisti con cui confrontarmi.

Che rapporto hai con la lettura? Potresti consigliarmi un romanzo e un fumetto/graphic novel?

Tutte le fasi della mia vita sono state accompagnate dall’autore di turno con cui ero fissata.
In gioventù, come tutti credo, ho avuto un periodo di ossessione per Chuck Palahniuk e Irvine Welsh.
Ho praticamente letto tutto quello di Haruki Murakami, Natsuo Kirino e Jeffrey Eugenides, che consiglio vivamente, mentre in questo momento sto leggendo Ritratto di famiglia con superpoteri, edito da Isbn, è molto coinvolgente.
Per le graphic novel l’elenco sarebbe lunghissimo: Ghost World, Summer Blonde, Love and Rockets e Contratto con Dio pensando ai grandi classici. Il mondo di Coo, Quartieri lontani, Una vita tra i margini e Solanin tornando al Giappone, ma ci sono anche autori italiani che consiglierei come Tuono Pettinato, Roberto La Forgia o Manuele Fior…

Quale sarà il tuo prossimo progetto?

Mentre porto avanti l’attività di Belleville Comics e Amenità, ho anche in cantiere dei progetti di libri a fumetti da molto tempo.
Uno è un vero e proprio romanzo a fumetti mentre l’altro è un ibrido fra una guida e un diario di viaggio che è ormai una mia formula consolidata... Non ho ancora un editore, non posso svelarti altro! 🙂

Infine, se ti va, presentati.

Non sono già stata abbastanza prolissa?
Di me posso dirvi che sono pigra e non so fare due cose insieme.
Mi piacciono tutti i tipi di birra e formaggio. Se volete farmi felice, speditene in negozio!
E mi piace rimirare cani o altri animaletti, possibilmente bruttini…
Ma quelli non speditemeli perché sono ancora piccola per avere certe responsabilità.

Spero che Lucia Biagi vi sia piaciuta quanto piace a me. E che capiate che è dolce almeno quanto quattro dei suoi macarons fatti all’uncinetto, perché ha messo a disposizione per un lettore fortunello un pacchettino con alcune sue autoproduzioni – c’è una guida bellissima, un ricettario a fumetti assolutamente necessario nella cucina di tutti voi e una mappa puzzle speciale di cui non vi svelo nulla.  Volete vincere i fumetti di Lucia? Lasciate un commento (anche anonimo, anche di una sola parola) a questo post entro mercoledì 5 dicembre alle 23:59. In bocca al lupo – e: grazie, Lucia!

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Update: commenti chiusi, estrazione (doppia!) nel weekend!

Del perché “Cinquanta sfumature di grigio” abbia venduto così tanto – una analisi quasi semiotica con tanto di colonna sonora

4 Ott

Ho pensato un bel po’ se scrivere questo post oppure no perché: 1) di Cinquanta sfumature di grigio si è già parlato tantissimo, chi voleva leggerlo l’ha letto, che non voleva leggerlo l’ha serenamente evitato, nessuna delle due categorie ha bisogno di un mio post; 2) per scriverlo attingo a alcuni strumenti di analisi che qui nel blog metto poco in luce anche se fanno parte della mia formazione: non che non li usi poco, li uso moltissimo ma cerco di evitarne il metalinguaggio perché il semiotichese può avere tanti pregi in chiarezza ma in un blog è sexy come le tabelle a sei colonne. In questo post invece si vedranno un po’ di più, anche se prometto che sono ridotti al minimo indispensabile.

Insomma, alla fine il post l’ho scritto perché ci ho pensato così tanto (ho quattro pagine di appunti) che non scriverlo solo perché si trattava di Cinquanta sfumature sarebbe stato puro snobismo e a me lo snobismo infastidisce. Solo alcune avvertenze:

A) il post è lungo;

B) il post contiene spoiler: nulla di eccessivamente rivelatorio, ma insomma qualcosa c’è.

Insomma, pronti? Via!

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0. Delle domande che mi faccio in libreria

Perché? Perché è la domanda che mi sono fatta per mesi quando entrando nella solita Feltrinelli ho visto, inchiodati allo scaffale espositivo dei titoli più venduti, i tre volumi delle Sfumature regolarmente al primo, secondo e terzo posto. Essendo intrinsecamente polemica, non vi nego che quel Perché? aveva qualche sana nota di esasperazione: perché, italiano ISTAT, se ti leggi un libro all’anno deve essere una delle Sfumature? 

Tuttavia, mettendo da parte il naso storto finto-intellettuale e le varie considerazioni di marketing/pubblicità/piano di comunicazione e tutto l’armamentario forse non così evidente alle case editrici indipendenti, insomma turandosi il naso di fronte ai cartelloni patinati e ai 15% di sconto, la domanda rimaneva: perché? 

E la risposta, insomma, non è poi neppure così difficile.

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1. Ripartendo da due

Di cosa parla Cinquanta sfumature di grigio? Essenzialmente della relazione tra Anastasia Steele e Christian Grey.

Christian Grey è forse il personaggio più noto del libro: miliardario, giovane, potente, arrogante, spiazzante, bellissimo e fascinosissimo. La parodia del perfetto protagonista da commedia americana un po’ crudele, quello che si capisce dall’inizio che non sposerà la protagonista (che finirà invece con il migliore amico, bravo e fidato) ma che strappa i sospiri a tutto il pubblico femminile del cinema. La parodia, appunto: perché un uomo che riesce a fare arrossire qualsiasi donna che solo gli posa gli occhi addosso, guida un aliante e suona il pianoforte da concertista – insomma, un po’ caricatura è.

Anastasia è invece un personaggio più umano: si tratta di una studentessa carina, un po’ imbranata, appassionata di letteratura inglese ma un po’ incerta su quale strada prendere dopo la laurea. Dai commenti degli altri personaggi e di Christian stesso scopriamo che Anastasia è probabilmente molto attraente, ma lei non se ne rende conto, esprimendo una forma di insicurezza con cui molte lettrici possono provare empatia –  non essere perfetta, non essere abbastanza bellanon essere abbastanza – e basta.

Tuttavia anche il personaggio di Ana presenta aspetti caricaturali: talvolta è davvero troppo goffa e il fatto di non avere avuto alcuna esperienza sessuale a 21 anni risulta un po’ strano per una ragazza che aveva almeno un paio di corteggiatori fissi e una vita sociale attiva all’università. Anche questo personaggio, insomma, ha una sottile vena di parodia: quella dell’innocenza estrema, da romanzo ottocentesco di caduta e perdizione.

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2. Sentieri

Grey e Anastasia sono attratti l’uno dall’altra dal primo momento in cui si vedono. I due personaggi, tuttavia, sembrano provenire da due libri diversi.

Grey esce pari pari da Histoire d’O. I punti di contatto sono così tanti che parlerei serenamente di citazione esplicita. Bellezza, disponibilità di mezzi illimitata, sicurezza dei propri gusti sessuali che richiedono un patto Dominatore/Sottomessa, rigidità nell’applicarlo. Il Grey delle prime pagine è perfettamente felice nel suo tipo di sessualità e non ha alcun problema né a mostrare la sua stanza dei giochi né a proporre accordi estremamente espliciti. Sa cosa vuole – e non è una fidanzata.

Anastasia, invece, arriva direttamente da Cenerentola: completamente stregata dal principe azzurro che la porterà lontano su un roboante elicottero dal nome Charlie Tango.

Fino alla scena rivelatrice in cui Anastasia scopre i veri desideri sessuali di Grey e Grey scopre che Anastasia è vergine ognuno vive la propria storia: lui è a Roissy e lei chiede aiuto ai topolini per le faccende domestiche. Nel momento in cui per la prima volta entrambi capiscono la loro distanza potrebbero salutarsi qui e adieu, “non sei tu sono io”. E invece.

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3. Patologia del compromesso

E invece entrano in gioco le crepe. Diciamocelo: che Anastasia ci provi, è comprensibile. E’ completamente inesperta, non sa cosa l’aspetti davvero e nel giro di mezz’ora dalla spiegazione Christian la trascina a letto e le provoca il primo orgasmo della sua vita semplicemente massaggiandole i capezzoli. E’ comprensibile che lei provi a rimanere.

Le crepe di Christian, invece, sono quelle che aprono il primo spiraglio di fantascienza nel romanzo. Le sue aperture alla negoziazione, al compromesso, alle prime tenerezze -alle gite di coppia, al dormire insieme, alle presentazioni in famiglia-  sono oggettivamente un po’ strane e veloci per qualcuno che non aveva mai conosciuto altro rapporto che quello Dominatore/Sottomessa. Queste crepe, queste aperture, vengono lungamente discusse dai due quando Anastasia ammette di volere “di più”: da quel momento in poi il discorso del “di più” torna spesso – e possiamo solo sperare che Ana sia consapevole di averlo rubato alla Julia Roberts di Pretty Woman, che nella scena madre del film dice a Gere di volere “di più”, la favola.

(Non credo ci sia bisogno di rimarcare esplicitamente che anche in Pretty Woman siamo alle prese con una trama contrassegnata da disparità economica dei protagonisti, aspettative relazionali discordi e un personaggio maschile emotivamente complicato e bellissimo.)

Nel momento in cui alla figura di Christian si aggiunge il tassello dei maltrattamenti subiti da bambino ecco che, ci siamo: quello che Luciana Littizzetto definirebbe con esattezza un bastardo diventa anche un cucciolo da proteggere e siamo lì, nel cocktail più esplosivo di tutti: bastardo + io ti salverò.

Signore mie, diciamoci la verità: se già il bastardo è narrativamente (e nella vita) un attrattore di lacrime delizie guai e tragedia greca in ugual misura, il bastardo da salvare, il cattivone con la storia tenera e il Dominatore stuprato dovrebbero essere proibiti per legge perché nocivi alla salute. Bisognerebbe essere costrette ad ascoltare in loop Gli uoooomini non caaaaambiano ogni volta che ci si pensa anche solo di traverso.

A questa rivelazione seguono circa duecento pagine a fare tira e molla sugli stessi temi dell’io vorrei-non vorrei-ma se vuoi alternati a come può uno scoglio arginare il mare. Ma ricorda: amore, gli uoooomini non caaaambiano.

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4. Il frustino per le carezze

Prima di chiudere, affrontiamo un momento anche questo chiacchieratissimo sesso. Su cui l’unica cosa che mi viene da dire è che è davvero furbescamente calibrato.

Per essere un libro che ci doveva portare in cinquanta sfumature di grigio direi che vediamo tantissimo sesso alla vaniglia –  come Grey chiama il sesso senza giocattoli e senza un esplicito rapporto di dominazione in atto. (Anche questa è una enorme crepa nel personaggio di Grey: non l’aveva mai fatto prima e con Anastasia ci prende così tanto gusto? E’ credibile?)

Inoltre, dopo averci fatto fare un bel giro nella stanza della dominazione, in realtà dell’armamentario di verghe e frustini non viene usato quasi nulla e la James è sempre molto, molto attenta a farci dire da Anastasia che in realtà non si è fatta davvero male (ma ha avuto orgasmi pazzeschi). Chi ha anche solo letto Histoire d’O sa che i veri racconti di sottomissione sono diversi: per amore del suo dominatore O arriva a subire qualcosa di simile a una mutilazione genitale permanente.

Non credo che la lettura di Cinquanta sfumature soddisfi qualcuno con i gusti di Grey, ma è perfetto per il lettore alla Anastasia (ovvero le donne che poi hanno comprato il libro, dicono le statistiche): quelle che sognano la favola, sono contente della diciamo-normalità e possono provare qualcosa di un po’ ardito a patto che non faccia troppo male (e non lo si debba proporre).

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5. “E tu piangi mille notti di perché”

E poi, come anticipato, la trama si annacqua: l’ultimo terzo del libro alterna discorsi già fatti a orgasmi già visti, Anastasia prende decisioni nette poco in linea con il personaggio e il fascino di Grey si sbriciola – sul finale la supplica quasi di rimanere. A mio parere lo sgretolamento della figura di Grey è forse lo sbaglio narrativo più netto della James ma insomma, come si è detto: se avesse tenuto il punto saremmo in un altro libro e non in questo. E poi bisognava aprire il campo alla trilogia e l’hanno fatto – malamente.

Per provare a dare una risposta alla domanda iniziale, cioè quel Perché? che per settimane mi ha accompagnato: Cinquanta sfumature di grigio piace e vende così tanto perché ci racconta l’ennesima favola dell’amore impossibile. Cinquanta sfumature di grigio ci dice che le relazioni morbose si possono raddrizzare, che i nodi gordiani possono essere tagliati di netto, che si può avere “di più” anche quando “di più” strutturalmente non c’è. Che quei bastardi si possono salvare dalle loro sfumature di tutti i colori per farli divenire, limpidamente, azzurri – il tutto condito con un po’ di sesso anch’esso molto, molto ideale (prego contare le volte e gli orgasmi).

Che non funzioni così, insomma, lo sanno le nostre amiche quando ci passano i kleenex mentre piangiamo giù il terzo strato di mascara e un po’ lo sappiamo anche noi. Ma ci piace crederci – come a Pretty Woman e a Cenerentola. E compriamo i libri.

Sul perché vorremmo fortemente fosse così anche se sappiamo che non è quello il caso (né lo scioglimento auspicabile) lascio la parola a qualcuno di più esperto del settore. Perché gli uooomini non caaambiano.

Ma anche le donne, anche loro, maledizione.

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Grazie a chi mi ha seguito fino in fondo (direi “i miei venticinque lettori” se non temessi di sovrastimarvi). Chi è così folle da volerne ancora può leggere il mio Per amore solo per amore, Una lettura di Histoire d’O che l’editore et al. ha pubblicato nel 2010 all’interno della raccolta Pop Porno – e in cui tratto la semiotica un po’ meglio di come abbia fatto qui sopra.

Un grazie sentito anche a Mia Martini che, oltre a Gli uomini non cambiano, ci ha regalato Minuetto. Vi auguro sonore singhiozzate. Io, per fortuna, ho già dato. 

Aimee Bender a Milano: foto, citazioni e consigli di lettura

9 Set

Lo ammetto: Aimee Bender è molto diversa da come me la fossi immaginata. Per la creatrice di una ragazza che gioca con l’ascia sognando di tagliarsi via qualche pezzo mi aspettavo un volto più tormentato, un giro di occhiaia più profondo, una certa luce nera in fondo allo sguardo.

Invece -ed è stata una bella sorpresa- Aimee Bender ieri sera era luminosa. Anche se alla fine di uno serrato tour italiano è arrivata con un grande sorriso e energia coinvolgente. Contenta di essere lì.

Ecco alcune delle cose che ci ha raccontato.

Non mi faccio molte domande sul perché una ragazza si trovi con una mano in fiamme o sul perché una donna partorisca la propria madre. Se l’idea si rivela interessante la seguo con curiosità, ma senza giustificarla troppo. Quando cambi una regola dell’universo è meglio non dare troppe spiegazioni.  

Scrivo per due ore ogni mattina: due ore esatte, due ore e basta – perché se continuo oltre la storia perde di forza.

In un certo periodo, per essere sola, ho scritto per due anni dentro una cabina armadio senza finestre. Tutti ironizzavano sul fatto che forse fosse ora di uscire dall’armadio e tornare verso il mondo. Ma io ribattevo che stavo nell’armadio proprio per scoprire gli scheletri nascosti, i miei monsters in the closet.

Negli anni dell’università ho letto soprattutto romanzi realisti e a un certo punto ho pensato che la letteratura per adulti fosse quello: il realismo.

Poi la mia amica Julie mi ha suggerito di leggere le Cosmicomiche di Calvino e Cent’anni di solitudine. Calvino è stata un’illuminazione: riesce a portarci dentro situazioni surreali e a essere contemporaneamente molto, molto divertente. Anche Cent’anni di solitudine è un’opera molto bella, ma devo ammettere che García Márquez è meno divertente. 

Ho l’impressione che anche negli USA la relazione con il cibo stia cambiando, in contrapposizione agli alimenti molto processati industrialmente degli anni ’50 e ’60. Il cibo preparato in casa può essere una rivoluzione all’eccesso di tecnologia della nostra epoca. Poi certo, ci facciamo l’orto e abbiamo l’iPhone.     

A un certo punto erano tutti minimalisti, sulla scia di Carver. Poi sono emersi i massimalisti come David Foster Wallace. Io mi riconosco più nella categoria delle favoliste, “women and fairy tales”. 

Naturalmente adoro leggere e mi piacciono tutte le forme di scrittura: poesie, racconti, romanzi, fumetti…Ultimamente ho letto l’ultima graphic novel di Alison Bechdel, Are you my mother? (nota: in Italia è tradotta la penultima opera di Bechdel, Fun Home.) Ho letto da poco anche Austerlitz di Sebald e Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank: come vedete, cerco davvero di leggere di tutto. 

Oltre a Aimee Bender, grazie a minimum fax e alla libreria Centofiori di Milano per avere organizzato e ospitato l’incontro. (E, tra parentesi: sono tornata, sto organizzando le idee e gli appunti, litigo con la nuova magnifica reflex, a Milano è settembre dolce e la vita non è così male.)

(Quando siamo da qualche altra parte) anche se dovremmo essere qui.

10 Ago

Chiudo per ferie: parto per un viaggio e tornerò, come da regola, a settembre. Sono nata il primo giorno di scuola e per me l’anno è sempre iniziato davvero non a gennaio ma a settembre, con l’acquisto dei quaderni nuovi e con il lavaggio della cartella, con le idee fresche e l’agenda pulita. Ma ora, parto!

Sentitevi fortunati, vi ho risparmiato un post sulla tragedia della scelta dei libri da portare con me (ricordate le 70 ore su mezzi di trasporto?). Tuttavia, nel caso dovessi tragicamente mancarvi durante la mia assenza, vi ripropongo alcuni post scritti da questa primavera – e che vi sono piaciuti:

1. Sì, sicuramente le recensioni a fumettiLa ragazza dai capelli strani di DFW e  il domino da ritagliare de Il tempo è un bastardo – ma anche Orgoglio e pregiudizio e zombie,  La voce delle ossa e dieci suggerimenti per diventare un genio (da Katz);

2. Le idee schiscetta dello chef Murakami: ricordate, schiscetta vince sempre, soprattutto in agosto quando bar e tavole calde chiudono;

3. Il fotoracconto della visita di Zerocalcare a Milano;

4. Come fare una libreria con le cassette di frutta: pare ci sia un nuovo trend in atto, è uno dei miei post più cercati più letti (doh!);

5. Infine il mio primo post, dedicato a The Marriage Plot di Eugenides – sì, eravamo tutti semiotici minorenni e sì, abbiamo tutti iniziato da qualche parte.

Passate bellissime giornate, e a presto!

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