Le biblioteche, le feste, le biblioteche. Il codice binario delle sigarette. Le analisi, le continue analisi. Le frasi incomprensibili. Gli amori pensati, gli amori strapazzati, gli amori analizzati e psicanalizzati. Le citazioni, le citazioni continue. Le lettere scritte a mano. I film in bianco e nero, i film con i sottotitoli. I farmaci. La letteratura come un labirinto, come uno schema, come un quadrato. I Frammenti di un discorso amoroso, i quest’estate-vado-in-India. Il metalinguaggio, il meta-meta linguaggio. Il più profondo è la pelle. Derrida, Deleuze, Barthes e i classici dell’Ottocento.
The Marriage Plot: un libro sui libri, un libro attraverso i libri. Sul rapporto difficile, sul rapporto ossimorico tra analisi e amore: su come non si possa non analizzare ciò che si ama, su come si ami profondamente ciò che si analizza, su come ogni analisi sia un’analisi su se stessi.
Per chi: ha studiato semiotica, per chi ha studiato filosofia e letteratura, per chi ama (e ha amato, e se ne è vergognato, e tuttavia ricorda) strutturalismo, post-strutturalismo, decostruzionismo. Non per chi: ha amato moltissimo Middlesex. The Marriage Plot è estremamente gradevole ma no, non è un Pulitzer.
The Marriage Plot è il terzo libro di Jeffrey Eugenides. In Italia è pubblicato come La trama del matrimonio (Mondadori, 2011). Per una lettura critica consiglio l’articolo di Steven Johnson per il New York Times, I Was un Under-Age Semiotician (sì, eravamo tutti semiotici minorenni).
Grazie a Barbara, che posa nell’immagine con la mia vecchia copia dei Frammenti di un discorso amoroso. Nella stessa giornata Claudia ha scattato queste foto a tema assenza – probabilmente perfette per illustrare la scena madre tra Leonard e Madeleine. Buona lettura.