Immaginate il vostro archetipo di fumetto, il Fumetto, quello che avete letto sin da ragazzini. Nel mio caso si tratta di Topolino, ma può essere anche Tiramolla, o gli Alan Ford dei cugini più grandi. L’Uomo ragno, per alcuni. Qualunque essa sia, concentratevi sulla vostra idea di Fumetto e poi ribaltatela: ecco Habibi.
La graphic novel di Craig Thompson ribalta completamente quell’universo leggero e univoco, delle onomatopee e dei punti esclamativi. Habibi parla di sesso e povertà. Di sfuttamento e di perversione. Della Bibbia e del Corano. E di Dio, molto.
Habibi è come il frutto dell’albero proibito: una tentazione continua, un leggero disgusto.
Habibi è un groppo in gola, contornato da elegantissima calligrafia.
Habibi è quel sogno che vi ha turbato e che continua a tornarvi in mente.
E in più c’è l’arcangelo Gabriele, ci sono i predoni e la scrittura con l’inchiostro. Le lettere arabe e le schiavette vendute. L’oppio, i sultani e le gravidanze.
E’ un libro che ci ha messo più di sei anni per essere disegnato, e io avrei detto molti di più.
E’ un libro da leggere, soffermandosi su ogni tavola. Una raccolta di quadri – ma non li vorreste esporre tutti in salotto.
Cercatelo: e fateci un viaggio insieme, nel deserto.