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Jennifer Egan in modalità Postcards from Italy (ovvero, “The Invisible Circus”)

27 Feb

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Ci sono primi libri che sanno di nostalgia per se stessi (e non è una critica).

C’è una nostalgia feroce che si può avere per se stessi a vent’anni e forse non la si prova così forte se non quando si hanno i vent’anni stessi (certe immagini a fuoco, certe immagini sfuocate, certe parole per diventare ricordi).

Il primo romanzo di Jennifer Egan è così: fatto per essere un primo romanzo, il romanzo delle nostalgie.  C’è il viaggio in Europa (molti viaggi in Europa), ci sono i figli dei fiori, le droghe, la Germania dell’Est e la Germania dell’Ovest, uno zaino troppo pesante, la nebbia di San Francisco. Una successione di cartoline da presenti diversi, da portarsi dietro e spedire qui e là.

Un libro come punto di partenza, e per quello piacevole.

(Di Guardami non ho ancora scritto: diciamo di base che è una questione di tempi, andava letto nel 2002 e non nel 2012. Mea culpa. E tuttavia, The Invisible Circus sembra meno invecchiato, mentre Facebook e l’attacco alle torri gemelle hanno superato a destra Look at me.)

Insomma, The Invisible Circus è il classico libro di cui avrete nostalgia. Non c’è bisogno di dirvi di ascoltare questa, vero?

The Invisible Circus di Jennifer Egan è edito in Italia da Piemme con il titolo La figlia dei fiori, ora fuori catalogo (ma forse disponibile in qualche biblioteca ben fornita).   

Nel caso ti interessi Jennifer Egan ti consiglio di scoprire anche i suoi scritti gratuiti online e divertirti con il domino da ritagliare ispirato a Il tempo è un bastardo (per le mie modeste letture Libro dell’Anno 2012). 

(Quando siamo da qualche altra parte) anche se dovremmo essere qui.

10 Ago

Chiudo per ferie: parto per un viaggio e tornerò, come da regola, a settembre. Sono nata il primo giorno di scuola e per me l’anno è sempre iniziato davvero non a gennaio ma a settembre, con l’acquisto dei quaderni nuovi e con il lavaggio della cartella, con le idee fresche e l’agenda pulita. Ma ora, parto!

Sentitevi fortunati, vi ho risparmiato un post sulla tragedia della scelta dei libri da portare con me (ricordate le 70 ore su mezzi di trasporto?). Tuttavia, nel caso dovessi tragicamente mancarvi durante la mia assenza, vi ripropongo alcuni post scritti da questa primavera – e che vi sono piaciuti:

1. Sì, sicuramente le recensioni a fumettiLa ragazza dai capelli strani di DFW e  il domino da ritagliare de Il tempo è un bastardo – ma anche Orgoglio e pregiudizio e zombie,  La voce delle ossa e dieci suggerimenti per diventare un genio (da Katz);

2. Le idee schiscetta dello chef Murakami: ricordate, schiscetta vince sempre, soprattutto in agosto quando bar e tavole calde chiudono;

3. Il fotoracconto della visita di Zerocalcare a Milano;

4. Come fare una libreria con le cassette di frutta: pare ci sia un nuovo trend in atto, è uno dei miei post più cercati più letti (doh!);

5. Infine il mio primo post, dedicato a The Marriage Plot di Eugenides – sì, eravamo tutti semiotici minorenni e sì, abbiamo tutti iniziato da qualche parte.

Passate bellissime giornate, e a presto!

Coup de coeur: i segnalibri di Pietari Posti ispirati a Moby Dick

9 Ago

Questa serie di segnalibri di Pietari Posti è come l’uovo di Colombo: semplice, ma bisognava pensarci.

Perfetti per chi sta consultando più libri alla volta e li tiene tutti sul comodino o per chi mentre legge appunta qua e là. O anche solo per impreziosire il classico libro in regalo – specie se parla di mare, perché no?

Mi fremono già le dita all’idea di varie serie a tema (Pietari aiutami tu). Nel frattempo, potete piazzare balene dove più vi piace!

Apologia del mio ritardo nello scoprire Jennifer Egan & i suoi racconti gratuiti online

8 Ago

Succede ogni tanto: che si scopra un autore tardi. Che lo si scopra quando ha già vinto il Pulitzer, mezzo mondo (la metà sveglia) lo stia già leggendo o l’abbia già letto e ci si rimanga un po’ così, con la bocca semiaperta. In verità so cosa stavo facendo quando non ero ancora non La conoscevo: leggevo Guerra e Pace e Hyperion,  e pure The Hunger Games – dai, svenite pure, chiudete questa finestra del browser, abbandonatemi qui ecc.

Però, a mia parziale discolpa, posso dire che poi alla fine l’ho trovata: Jennifer Egan. Ed è stato un colpo di fulmine. Mi sono innamorata. Ed è bellissimo. Perché ora ho ben quattro romanzi da leggere, di fila, senza dovere aspettare che scriva. La Egan mi ha pure superato a destra Goliarda Sapienza e André Aciman. Basta, tutti a prendere polvere e pollini di girasole finché non finisco con Jennifer.

Per chi come me non l’avesse ancora divorata (insomma, sarà pure rimasto qualcuno) la scelta naturale per iniziare a conoscerla è Il tempo è un bastardo, tradotto in italiano da Minimum Fax e di cui qui ho fatto una simil recensione a fumetti – in realtà è un domino da ritagliare mais passons.

Una volta finito quello i casi sono due: nel caso non leggiate l’inglese potete rassegnarvi, mangiare tantissimo gelato al cioccolato e sperare che la traduzione del romanzo Look at me esca presto (sempre Minimum Fax, pare in autunno).

Nel caso contrario, invece, siete fortunati. Oltre a poter battere le varie librerie internazionali e siti di e-commerce per procacciarvi i libri precedenti in lingua originale, avete molti contenuti gratuiti online a diposizione.

Il primo è Black Box, il racconto pubblicato tramite l’account Twitter del New Yorker due mesi fa. Il fatto che, dopo aver vinto il Pulitzer, abbia pubblicato la sua opera successiva via Twitter -che vuol dire anche gratis, lo preciso per gli snob del mezzo- aumenta ancora la mia ammirazione. Ora potete leggere tutto Black Box qui.

Risale all’estate scorsa invece To Do, un racconto breve pubblicato sul Guardian in forma di lista della spesa. Io penso che lo stamperò e lo attaccherò al frigo, per sospirare di bellezza ogni mattina, mentre tiro fuori il latte.

Infine, last but not least, il sito della stessa Egan: ricchissimo di contenuti, riferimenti biografici e culturali, link a canzoni e spunti vari. Sul sito è anche presente la famosa presentazione in Power Point dedicata alle pause nella storia del Rock ‘n Roll che occupa un capitolo di Il tempo è un bastardo (anche su slideshare, qui). La presentazione può essere tranquillamente letta come un racconto automono ma -ecco- io vi consiglierei comunque il libro completo.

Buona lettura, e ricordate:

Posing as a beauty means not reading
what you would like to read on a rocky
shore in the South of France.

(da Black Box)

Il domino da ritagliare de “Il tempo è un bastardo” (+ soundtrack)

6 Ago

Istruzioni per l’uso: iniziate ritagliando la parte A e la parte B e fatele coincidere lungo la linea gialla per ricostruire il domino. Potete poi ritagliare anche le singole tessere e cercare di combinarle con le altre, in modi nuovi.

Non dimenticate di ascoltare la colonna sonora, è parte del gioco.

Infine, se non l’avete ancora fatto, leggete il libro: vale la pena.

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