Che Freud abbia introdotto la cocaina in Europa. Che quasi tutti i primi psicanalisti abbiano avuto un affaire con le loro pazienti. Che la questione Ebrei VS Cristiani fosse molto più importante di quello che immaginiamo ora. Che Jung abbia passato gli ultimi anni della sua vita in una casetta in pietra che si era costruito da solo. Che la discepola Spielrein abbia lavorato di persona con Piaget, Luria, Vygotsky, Jung e Freud. Che Freud stesso abbia avuto per decenni una relazione con la sorella della moglie.
A Dangerous Method è ricco di questi fun fact. Il merito di base del lavoro di John Kerr è proprio la sua capacità di farci immergere nella quotidianità, a tratti strabiliante, delle prime menti della psicanalisi. Leggiamo le lettere, spulciamo i verbali degli incontri delle varie associazioni, rivediamo le schede dei pazienti. La dovizia dei dettagli lascia poco spazio all’idealizzazione: Freud, Jung e colleghi sono descritti nelle loro azioni più private e non mancano i riferimenti a gesti poco nobili quali esplicite omissioni in citazione, furti di idee e alleanze segrete.
Se avete quel sottile gusto pruriginoso per il gossip accademico e le querelle intellettuali (io ce l’ho, maledizione), il libro non vi lascerà insoddisfatti.
A Dangerous Method, però, è più furbo di così. Nel film, Cronenberg ha scelto esattamente i passaggi più cinematografici, più visuali per raccontare una storia legata prettamente a sottili scarti teorici – ma ci si appassiona a Spielrein/Knightley in crisi isterica e a Jung/Fassbender che percuote il suo cappotto con il bastone.
La tecnica è ripresa dallo stesso John Kerr: sembra di iniziare un romanzo, e poi a pagina 200 si realizza occielo sto leggendo un saggio sulla psicanalisi di cinquecento pagine chi-me-l’ha-fatto-fare. Personalmente dico chapeau a Cronenberg e Kerr per avermelo-fatto-fare: non avrei mai letto il libro senza aver prima visto il film e non avrei mai finito il libro se non fosse stato scritto in modo così fluido.
Non vi mentirò dicendo che non avrete mai un momento di scoramento (il mio è stato più o meno a pagina 370, quando le teorie e le varianti si sono moltiplicate in diecimila rivoletti). Però, ecco: ne vale la pena.
E iniziate dal film, che mette voglia!