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“Mi alzo, bevo un tè e poi decido a istinto” – intervista a Claudia Bettinardi

31 Ott

E’ Claudia Bettinardi e di lei posso dirvi due cose: l’ho trovata online e mi è piaciuta tantissimo.

Buona lettura!

Qual è stato il tuo incontro con l’arte?

Difficile stabilirlo con precisione. Forse Fantasia, il cartone animato, è stata la cosa più vicina all’arte che io abbia visto da piccola. Non era una videocassetta monouso come tante altre: ti dava sempre qualcosa di nuovo da osservare ed immaginare.
Poi ho iniziato a guardare e riguardare le illustrazioni dei libri di fiabe. Mi piaceva notare lo stile diverso che avevano (ma non credo di aver tratto grandi conclusioni…) E così ho iniziato a consumare tonnellate di carta e matite cercando di fare anch’io qualcosa di bello.
Alle elementari mi divertivo ad indovinare i disegnatori delle storie di Topolino prima di leggere la storia, alle medie rubavo il libro di educazione artistica di mio fratello maggiore per scoprire in anteprima i segreti delle piramidi, ma è solo al liceo scientifico che ho capito che l’arte mi interessava più di tutto e che non l’avrei messa da parte.


Quando hai iniziato a fare l’illustratrice? Come funziona in pratica il tuo lavoro?

Ho iniziato ad illustrare ufficialmente nel 2009 un po’ per caso. I primi incarichi sono arrivati proprio in quell’anno da amici che sapevano della mia passione. Gli altri sono arrivati a ruota. Allora come oggi lavoro soprattutto nel campo del web, dei video e dei videogiochi, ma anche per la pubblicità e per l’editoria.
In pratica l’aspetto importante del mio lavoro è trovare l’equilibrio tra l’idea giusta ed il modo migliore per realizzarla. Faccio bozzetti e schizzi a mano (anche se purtroppo il tempo a disposizione non lo consente sempre) quindi rielaboro a computer, modificando finché non mi soddisfa il tutto. A volte è semplice perché ho già in testa l’aspetto e i colori che deve avere l’illustrazione, altre volte invece è veramente difficile. In questo caso mi alzo, bevo un tè e poi decido a istinto.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Andando a ruota libera: la carta, il legno, gli oggetti vecchi, la lana, la neve, i colori neutri, il tè, i volti…
Pensandoci su in effetti sono tutte quelle cose che sento mie ed in un modo o nell’altro finiscono per entrare nel disegno.
Per quando riguarda l’arte sono veramente tante le cose che ammiro. I colori e le geometrie di Klee, l’essenzialità di Schiele, l’eleganza di Klimt, ma anche l’estro narrativo di Bosch e Bruegel o la precisione assoluta delle stampe giapponesi.
Tra un disegno e l’altro mi  piace ricercare materiale retro, (gli  anni  ’20 e ’30  sono la mia mania), ma anche guardare semplici fotografie di moda, grafica, design o di interni.

 
 
Che rapporto hai con la lettura? Potresti darmi tre consigli di lettura?

Leggere mi piace parecchio. Non so più quanti libri ho letto solo durante i viaggi in treno.
Tra i miei autori preferiti ci sono Kafka, Marquez, Eco, Poe, Fitzgerald, Calvino ed Orwell. In questo periodo però leggo quasi esclusivamente saggi d’arte, di storia, libri di divulgazione scientifica e resoconti di viaggi.
Mi piace anche andar per mercatini a scovare vecchi libri: ho appena acquistato un libro di storia dell’arte degli anni ’20 (tanto per cambiare). Un po’ polveroso, è vero, ma la sua lettura vale più di qualche starnuto.
Tre libri da leggere. Due classici: Cent’anni di solitudine di Marquez e La fattoria degli animali di Orwell. Tra i più recenti il romanzo a fumetti Jimmy Corrigan. Il ragazzo più in gamba della terra di Chris Ware.

C’è un autore o un testo che vorresti tanto, tanto illustrare?

Vorrei illustrare proprio il mondo surreale di Cent’anni di Solitudine. Sarebbe una vera sfida cercare di infondere  nel disegno la stessa magia che scorre nelle parole del libro.

Infine, se ti va, presentati. 

Ho 25 anni (ancora per poco) e vivo in un piccolo paese a sud di Milano. Illustrare mi piace moltissimo e ho mille idee in testa, anzi in giro per la scrivania. Quando diventano troppe le raduno nella cartelletta che riporta la minacciosa scritta “cose da fare”. Spero di realizzarne alcune prima di dover comprare una nuova cartelletta.

Grazie mille a Claudia Bettinardi – nel caso vogliate scoprire qualcosa in più sul suo lavoro la trovate qui. A presto!