Letto e viaggiato: in Turchia con Valentina, Hikmet, Pamuk e Ozpetek (quest’ultimo, sì, letteralmente)

8 Ott

Questa intervista necessita di un piccolo racconto di introduzione. La persona che ci porterà in Turchia oggi è Valentina Arena, regista e videomaker, che al momento si occupa soprattutto della realizzazione di cortometraggi, documentari e laboratori di formazione (una di quelle persone che toccano con mano in modo preciso il significato del termine artista indipendente, se mi è concesso scriverlo).

Conosco Valentina da quando siamo eravamo entrambe alla scuola materna (la stessa) ed entrambe eravamo anche state selezionate per il ruolo di Puffetta sul carro di Carnevale dei Puffi: all’epoca eravamo tutte e due molto bionde – lei lo è rimasta, io no. Poi con gli anni abbiamo lavorato insieme a varie produzioni teatrali e musicali, visto tutti i film che ha passato il cinemino di paese (Hulk compreso) e discusso più o meno diecimila volte dell’effettivo significato de Il pescatore di De Andrè (il pescatore, chiaramente, non viene ucciso – vero?).

Insomma, quando ho visto le sue foto abbiamo iniziato un lungo carteggio in cui io stessa confessavo come il mio immaginario sulla Turchia fosse più un immaginario filmico che non letterario: colpa dei film di Akin ma anche e soprattutto dal fatto che è stata la scena madre de La finestra di fronte, di Ozpetek, a farmi scoprire Hikmet e il suo le tue parole erano uomini – sì, avrò visto almeno tre volte quel film e la presenza di un giovane Stefano Accorsi in un ruolo fascinoso no, non ha influenzato in nessun modo il mio giudizio su di esso (lo amo).

Poi, Hikmet a parte, le mail sono proseguite e ci siamo trovate a scrivere di Pamuk e dei miei rimuginii su Il museo dell’innocenza – bello, bello, bello ma…non bellissimo. Come sempre in questi casi mi scopro poi abbastanza ignorante rispetto alla letteratura contemporanea di paesi vicini-ma-non-troppo: ma da qualche ricerca posso dirvi che bisogna leggere i gialli di Esmahan Aykol e La bastarda di Istanbul di Elif Shafak (anche io provvederò). Ma ora…Valentina!

Dove sei stata? Cosa hai visitato?

Io e il mio compagno siamo stati ad Adana, in Turchia. In questa città si svolge da 19 anni l’International Golden Boll Film Festival che quest’anno ha selezionato il mio ultimo cortometraggio, Vetro, e ci ha invitato per partecipare a 4 giorni di festival. Purtroppo non abbiamo avuto tempo di girare molto perché abbiamo seguito il più possibile il festival. Non avendo modo di allontanarci abbiamo cercato di scoprire Adana, anche se si è rivelata essere una città difficile, molto industriale e molto moderna, alcune ragazzi turchi ci hanno detto che è poco rappresentativa della Turchia.

Molto bella la Sabancı Mosque, la moschea più grande della Turchia (anche se moderna, costruita nel 1999): oltre alla bellezza effettiva dell’edificio è un posto in cui si sta bene, molto pacifico e sacro (anche per i non religiosi come me). Abbiamo visto un vecchissimo ponte romano (un po’ deludente per noi italiani viziati), e poi ci siamo buttati (e persi) nelle stradine strette, spesso fatiscenti, piene di negozi di stoffe (in Adana si produce tantissimo cotone). Ci ha colpito molto la convivenza di edifici poveri e in rovina e strutture modernissime e opulente. Sorprendente anche la perfetta convivenza di oriente e occidente: per strada puoi incontrare donne con il velo e donne con vestiti corti e aderenti.    


La cosa che ti è piaciuta di più del viaggio e il rimpianto più cocente!

Nella situazione particolare in cui ci trovavamo, ovvero all’interno di un festival internazionale, la cosa che mi è piaciuta particolarmente è stata la compagnia di giovani autori provenienti dai paesi più disparati: Francia, Marocco, Egitto, Israele, Spagna … il continuo confronto con loro è stato davvero stimolante! E poi abbiamo mangiato benissimo, e qui si arriva direttamente al rimpianto più cocente: ospiti com’eravamo di un albergo non abbiamo quasi mai pranzato altrove, e questo ci ha impedito di assaggiare il kebab di Adana, che è famoso in tutta la Turchia come l’unico, vero kebab turco! Rimpiango anche di non aver visto più cose e posti, ma più che un rimpianto è uno stimolo per tornare.


Cosa ti ha stimolato in modo particolare per questo viaggio?

Sia all’andata che al ritorno abbiamo fatto scalo a Istanbul. Mi è venuto spontaneo un collegamento molto banale e in entrambe le occasioni non ho potuto fare a meno di ascoltare Istanbul dei Litfiba, dal loro bell’album Desaparecido. Ho pensato anche a La Sposa Turca, di Fatih Akin, credo che renda bene la peculiarità di certa cultura turca, moderna e antica al tempo stesso.

E poi, ovviamente, molti dei cortometraggi che abbiamo visto mi hanno fatto riflettere (sia turchi che da altri paesi mediterranei): sono rimasta sorpresa dalla maturità della riflessione sulla questione femminile (maturità che in Italia possiamo solo invidiare), e ho riflettuto molto anche su come la mia opera viene vista in paesi così “lontani” e differenti. Un esempio pratico: in Vetro c’è una scena in cui la protagonista cerca di leggere dei documenti ma non riesce perché il linguaggio è incomprensibile e inesistente. Non tutti i presenti hanno capito questo passaggio perché per loro il linguaggio “strano” che avevamo creato era perfettamente verosimile!

Nella tua attività di film-maker, quanto conta la lettura? Ci sono autori o titoli che ti hanno ispirato in modo speciale?

La lettura è molto importante, allo stesso modo della visione di film, forse anche di più.

Una delle maggiori fonti di ispirazione in assoluto per Vetro sono state le opere di Kafka; in generale invece mi sento influenzata dai generi più disparati, sicuramente tra questi la letteratura più “arcaica”, come le fiabe o la mitologia.

Infine, tre libri che consigli a tutti.

Ne scelgo tre a tema “cinema” perché credo che siano davvero molto “visivi”: Casa Desolata di Charles Dickens, La storia infinita di Michael Ende, e Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu.

Chiudo però con un piccolo aneddoto a proposito di Ozpetek: era il presidente di giuria della sezione lungometraggi nazionali del festival. Mentre aspettavamo di salire sull’aereo di ritorno nell’aeroporto di Adana lo abbiamo visto che saliva sul nostro stesso aereo – logicamente poi non lo abbiamo re-incontrato in economy class 🙂

Grazie a Valentina (e a Davide, il suo compagno) per l’intervista e le foto. Potete seguire il suo lavoro di regista tramite il suo blog e trovare altre foto del viaggio in Turchia sul suo profilo flickr.

(E prima o poi, sì: prima o poi riuscirò a andare a Istanbul anche io!)

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